Biografia, Il volto segreto di Lageferld
È uscita in Francia «Karl Kaiser», la biografia non autorizzata di Karl Lagerfeld, scritta da Raphaelle Bacqué, commentata da Leonardo Martinelli su La Stampa.
Il volto segreto di Lageferld
Fino all’ultimo, il 19 febbraio scorso, quando è morto a 85 anni, Karl Lagerfeld, il re degli stilisti, ha creduto di essere immortale. «Era una persona molto intelligente ma negava la morte», ricorda Raphaelle Bacqué, firma di Le Monde che ha appena pubblicato a Parigi la prima biografia non autorizzata di Lagerfeld: «Karl Kaiser» (ed. Albin Michel). «Avevo iniziato a lavorarci prima che se ne andasse – racconta la Bacqué -, ma solo dopo la morte le lingue si sono sciolte davvero».
Perché prima il Kaiser intimidiva, faceva paura. «Era molto generoso e questa è una qualità̀, ma l’utilizzava anche per fare regali ai giornalisti della moda e tenerseli buoni». Tra gli aneddoti raccolti dalla Bacqué, la volta in cui i suoi collaboratori erano terrorizzati per le forti perturbazioni su un volo aereo e lui, serio, disse loro: «Non dovete temere nulla. Ci sono io con voi. E io sono immortale».
La costruzione di un mito
Trascorse la vita a reinventarla, a costruire un personaggio. All’occorrenza mentiva, «sulla sua età e a lungo sulla nazionalità del padre.
Per anni fu uno svedese, poi un barone danese, ma Otto era di Amburgo, ricco imprenditore nel latte condensato, che per salvare la sua industria simpatizzò con il nazismo e poi, dopo la guerra, non si sa bene come, si salvò dall’epurazione». Di lui Karl non parlava quasi mai, molto invece della madre. «Raccontò che era una concertista di fama internazionale – continua la Bacqué -, poi che guidava il suo aereo personale. La realtà era molto più semplice: una signora tedesca borghese, con una buona cultura. Ma gli serviva a far dimenticare il padre».
Feste da sogno
Mitiche sono rimaste a Parigi le feste organizzate dal Kaiser, di ogni eccesso. «Servivano a ravvivare la sua immagine di aristo-punk». Ma pure lì la realtà era tutt’altra.
«Lui compariva agli inizi, un’ora al più. Poi andava a dormire. Lagerfeld capì fin dal primo giorno che la chiave del suo successo nella moda era la disciplina di ferro. Ma, soprattutto tra gli anni 60 e 70, do- vette cedere, almeno all’apparenza, allo spirito dell’epoca, fatto di libertà sessuale e ricorso alla droga, che a lui non interessavano per nulla».
A organizzare quelle feste, finché fu in vita, era l’amante, Jacques de Bascher, «pigro, ozioso, bellissimo: il suo contrario. Che si drogava, beveva whisky e andava a letto con gli uomini più belli di Parigi. Diventò anche l’amante di Yves Saint Laurent, l’eterno rivale di Karl. Che si faceva raccontare tutto, in un misto di sofferenza e soddisfazione». Lagerfeld ebbe con de Bascher rapporti sessuali agli inizi, «poi l’intesa divenne platonica. Co-munque, nonostante avesse in orrore la malattia, quando si ammalò di Aids, accompagnò Jacques fino alla morte».
Le amicizie che ha rotto
Generoso, appunto. Ma ruppe d’un tratto e in maniera spietata alcune grandi amicizie. Ad esempio con Inès de la Fressange, Sua modella preferita per Chanel e musa.
Ai tempi si disse che si era arrabbiato perché lei aveva accettato di posare per l’effige della Marianna nazionale. Ma alla Bacqué la Fressange ha raccontato un’altra verità. «La modella si innamorò di un italiano, Luigi d’Urso, napoletano, che era un intellettuale, conoscitore d’arte. E che iniziò a sfidare Lagerfeld, non si faceva impressionare da lui». A differenza di quella corte che invece l’accompagnava ovunque. Sì, degna di un vero Kaiser.