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Corsa ai rincari, il prezzo del cotone a +40% nel 2022

La guerra Ucraina-Russia, i blocchi Covid e l’incertezza meteorologica. Sono questi i tre elementi che stanno letteralmente scatenando la corsa ai rincari delle materie prime, tra cui il cotone.

Secondo l’ultimo rapporto Commodity Markets Outlook della Banca Mondiale, nel corso dell’anno il prezzo del cotone aumenterà di quasi il 40 per cento.

Nel 2023, invece, i prezzi di questa materia prima si contrarranno del 6 per cento. In generale, tuttavia, la guerra in Ucraina secondo l’istituzione internazionale ha inferto un grave shock ai mercati delle materie prime, alterando i modelli globali di commercio, produzione e consumo in modi che manterranno i prezzi a livelli storicamente elevati fino alla fine del 2024.

Secondo il report, sul fronte dell’offerta la produzione globale di cotone aumenterà dell’8,4%, guidata dai maggiori esportatori mondiali, ovvero Brasile e Stati Uniti. A ciascuno due Paesi fa capo circa il 20% delle esportazioni  di cotone. L’aumento della produzione dovrebbe essere però mitigato dai cali previsti in Cina e India, che sono i maggiori produttori mondiali, dove si prevede una contrazione marginale a causa delle sfide meteorologiche.

Il rapporto spiega anche che i prezzi del cotone hanno continuato una tendenza al rialzo iniziata all’inizio di maggio 2020 e che ha raggiunto il picco a marzo. Secondo la Banca Mondiale, la domanda mondiale di cotone sarà di 26,2 milioni di tonnellate nella campagna in corso, il 2% in più rispetto alla precedente. Si tratta di un “netto miglioramento rispetto alla contrazione legata alla pandemia della stagione precedente di oltre il 13%”, spiega l’istituto.

Nel documento si fa riferimento anche ai costi energetici, un altro fattore chiave che sta incidendo pesantemente sui costi anche nell’industria della moda.

La previsione è che aumenteranno di oltre il 50% nel 2022 prima di diminuire nel 2023 e nel 2024. E anche i prezzi non energetici, compresi agricoltura e metalli, aumenteranno di quasi il 20% nel 2022 e si ridurranno anche negli anni successivi.
Non ci sarà, però, un ritorno alla situazione pre-conflitto. I prezzi delle materie prime rimarranno ben al di sopra della media quinquennale più recente. Inoltre, aggiunge la Banca Mondiale, in caso di una guerra prolungata o di ulteriori sanzioni alla Russia, i prezzi potrebbero essere ancora più alti e più volatili di quanto attualmente previsto.