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Il fashion designer si fa green

E’ l’ora della nuova green generation della moda.

Oggi si può iniziare a parlare di nuova generazione di designer, piccoli e medi imprenditori, tutti accomunati da una visione responsabile ed etica nel business della moda che coinvolge anche lo stesso processo creativo.

Il designer si deve trasformare in “eco-fashion designer con la complicità della tecnologia, l’ausilio della formazione e l’appoggio del management, che ha un ruolo fondamentale e di grande responsabilità in questa importante fase e che deve acquisire la consapevolezza che la sostenibilità deve considerarsi un obiettivo di medio termine destinato ad accrescere il valore dell’azienda.

È proprio dallo schizzo che tutto ha inizio, anche per la moda green.

Una collezione di moda sostenibile nasce dalla creatività del fashion designer che attraverso un’attenta selezione di materiali concretizza il progetto creativo. La progettazione è il primo passo, tappa fondamentale, per determinare quanto un capo impatterà sull’ambiente, cioè quanto inquinerà: dai materiali ai finissaggi, primi tra tutti quelli di tintura e stampa, fino alla selezione dei fili per cucire e degli accessori che completano il capo. Affinché questo sia possibile è necessario conoscere e controllare l’intera filiera che deve poter esser tacciabile e “raccontabile” ai consumatori, sempre più attenti alla sostenibilità.

In cosa e come si distingue la progettazione green e sostenibile e quali competenze aggiuntive deve avere l’eco-fashion designer?

La scelta dei tessuti e di tutti gli accessori che compongono un capo è da sempre delegata allo stilista che progettando sceglie i materiali che meglio rappresentino l’idea, testandone “la mano” e scegliendo le fibre, conciliando valore estetico, esigenze tecniche e commerciali  e infine verificando che le scelte effettuate rispondano alle esigenze del mercato di riferimento per target e prezzo.

Il ruolo delle materie prime e la scelta dei materiali nella moda sostenibile è più che mai centrale.

Si delinea perciò un nuovo modo di fare moda secondo un’ottica che mette al centro un corretto impiego delle risorse per favorire un nuovo modello di sviluppo economico che sia rispettoso dell’ambiente e dell’uomo.

La progettazione sostenibile è infatti una scelta etica per la conservazione delle risorse del nostro pianeta e per la sua sopravvivenza poiché tiene in considerazione l’impatto che ogni prodotto ha in ogni fase del suo Ciclo di Vita.

Con il piano d’azione per l’economia circolare varato dal parlamento della UE (Circular Economy Action Plan Marzo 2020) si evidenzia che per raggiungere gli obiettivi prefissati (realizzare un’economia a emissioni zero, sostenibile, priva di sostanze tossiche e completamente circolare al più tardi entro il 2050), occorre passare ad un modello di economia circolare e che questo cambiamento creerà nuovi posti di lavoro e opportunità di business.

Il progetto punta a un comparto tessile sostenibile, dove i capi di abbigliamento siano progettati per durare, per essere riparati, per essere riutilizzati e riciclati in maniera efficiente.

Un buon esempio di come l’innovazione tecnologica possa facilitare la transazione green è il Global Fibre Impact Explorer, una nuova piattaforma web open source, ideata da Google, il WWF e la no profit Textile Exchange per aiutare i marchi di moda, grandi e piccoli, a prendere decisioni più informate e consapevoli nella scelta dei materiali e dei propri fornitori lungo la catena di produzione.

Nike nel 2013, invece ha scelto di investire in tecnologia ed è dal 2013 che in collaborazione con il London College of Fashion ha sviluppato MAKING, una app che facilita ai designer il compito di progettare tenendo conto del costo dei vari materiali in termini di uso di acqua, sostanze chimiche, energia e spreco e calcola la sostenibilità dei vestiti.

Zara, ha investito in formazione aderendo a un programma della Global Fashion Agenda per l’economia circolare nel sistema moda e già dal 2020 si è impegnata per istruire tutti i propri designer sui principi del design circolare. Lo stesso ha fatto Asos stringendo anche una partnership con il Centro per la moda sostenibile del London College of Fashion per raggiungere lo stesso obiettivo.