
140 anni della "Gallina" di Fabergé

La prima meraviglia imperiale che ha stregato la storia della gioielleria
Nel 1885, a San Pietroburgo, la Pasqua non fu soltanto una ricorrenza religiosa: fu teatro di una rivoluzione artistica. Una gallina. D’oro. Dentro un uovo. Sembra un rebus d’altri tempi e invece è la storia del primo capolavoro imperiale firmato Fabergé.
Il gioco imperiale che diventò leggenda
L’imperatore Alessandro III voleva stupire sua moglie, Maria Feodorovna, con qualcosa che andasse oltre il prevedibile. Non un diamante. Non un abito sontuoso. Voleva un ricordo. Un oggetto che raccontasse un legame, una memoria condivisa.
L’ispirazione arrivò da lontano, dalla Francia del Settecento, dove il gioielliere di corte aveva realizzato per la famiglia reale un uovo-gioiello noto come “Uovo di Guglielmina”. Ne esisteva una copia nei tesori personali dei genitori di Maria, re Cristiano IX di Danimarca e la regina Luisa.
E così, invece di replicarlo, Peter Carl Fabergé ne fece un'altra cosa. Più elegante, più surreale, più viva.
Un guscio d’oro bianco che nasconde il mondo
L’aspetto esterno sembra modesto, quasi timido. Uno smalto bianco opaco che riproduce fedelmente il guscio di un uovo. Ma all’interno... si entra in una dimensione che oggi definiremmo meta-lusso.
Dentro c’è un tuorlo. Non uno qualunque: oro opaco, modellato come se fosse appena uscito dal tegamino di un re. E dentro al tuorlo? Una gallina, realizzata con oro multicolore, che sembra pronta a beccare diamanti.
Non è finita. Dentro la gallina — sì, c’è un altro livello — si trovava una corona imperiale in miniatura, tempestata di diamanti. E dentro la corona, un ciondolo a forma di uovo, intagliato in rubino. Una matrioska gioiello.
Oggi, la corona e il ciondolo sono spariti. Nessuno sa dove siano. Forse nei sogni di qualche collezionista. O forse stanno ancora aspettando il momento giusto per farsi ritrovare.

La nascita di un mito: le Uova Imperiali
Quell’uovo del 1885 non fu un gesto isolato. Diede il via alla tradizione più preziosa e sfacciata che la gioielleria abbia mai conosciuto: le Uova Imperiali di Fabergé.
Ogni anno, un nuovo uovo. Sempre più elaborato, sempre più teatrale. Ma quella gallina del primo uovo rimane unica, perché racchiude il momento in cui l’arte e il sentimento si sono fusi in un oggetto che ancora oggi riesce a far battere il cuore.
Una riflessione su tempo, potere e meraviglia
Guardare quell’uovo oggi, dopo 140 anni, significa guardare molto più di un oggetto lussuoso. Significa osservare il modo in cui un potere assoluto provava a parlare d’amore, non con le parole ma con un gioiello che è anche racconto.
C’è qualcosa di ironico e commovente nel pensare a quante mani abbiano toccato quell’uovo, quante bocche abbiano sussurrato storie sul suo conto, e a quante altre lo faranno nei secoli a venire.
Perché l’arte, quando è vera, non si consuma. Si trasforma. Come un uovo che nasconde una gallina che nasconde una corona che nasconde un rubino. Come una scatola cinese fatta di tempo e stupore.





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