Genio del glamour: la retrospettiva su Gianni Versace a Londra

Un viaggio immersivo nell’universo Versace
Fino al 1° marzo 2026, gli spazi suggestivi di Arches London Bridge, con i loro archi in mattoni rossi che custodiscono l’energia del passato industriale londinese, si trasformano in un tempio del glamour: la capitale britannica ospita la Gianni Versace Retrospective, la più imponente esposizione mai dedicata al leggendario stilista italiano nel Regno Unito.
Non è una semplice mostra: è un viaggio, un’esperienza multisensoriale che conduce dentro il cuore pulsante della visione creativa di Versace. Oltre 450 pezzi originali, tra abiti, accessori, bozzetti, fotografie di backstage e video storici, costruiscono un racconto che attraversa quasi vent’anni di rivoluzione estetica.
Versace non ha solo vestito le donne e gli uomini degli anni Ottanta e Novanta. Li ha trasformati. La sua moda è stata un atto di rottura, un grido di libertà, una dichiarazione d’intenti.

Il percorso espositivo, curato da Saskia Lubnow e Karl von der Ahé, accompagna il visitatore attraverso le tappe più significative della sua parabola creativa:
- Gli esordi e il mito classico: drappeggi che richiamano l’arte greco-romana, stampe barocche, meduse e simboli che diventano subito segni distintivi.
- La sensualità senza compromessi: negli anni Novanta esplode la fase bondage, tra pelle, trasparenze, spille da balia e dettagli metallici che infrangono i tabù e ridefiniscono l’idea stessa di erotismo in passerella.
- Il dialogo tra sacro e profano: un cortocircuito visivo che solo Versace ha saputo orchestrare, capace di fondere la religiosità delle icone bizantine con l’irriverenza pop, creando un immaginario unico e riconoscibile.
Ogni sala è pensata come un atto teatrale, con luci, suoni e immagini che restituiscono la potenza scenografica delle sue sfilate.

Un omaggio che vibra nel presente
La scelta della data d’apertura, il 16 luglio, un giorno dopo l’anniversario della morte di Gianni Versace avvenuta a Miami nel 1997, non è casuale. È un gesto che trasforma la memoria in presente, che sottolinea quanto la sua influenza sia ancora viva e pulsante.
Dai social alle passerelle contemporanee, fino ai giovani designer che reinterpretano le sue stampe e i suoi tagli, l’eco di Versace continua a risuonare. E questa retrospettiva lo dimostra: non è solo un esercizio nostalgico, ma un tributo al potere visionario della moda quando diventa arte.
Il titolo della mostra, “Genio del glamour”, non è un artificio retorico. È la definizione più autentica di ciò che Gianni Versace ha incarnato. Per lui il glamour non era solo lusso scintillante, ma un linguaggio universale che mescolava alta moda e cultura pop, bellezza e provocazione, sacro e profano.
Versace ha insegnato che il glamour può essere un atto politico, un manifesto culturale, un modo per scardinare convenzioni. È lui ad aver trasformato le modelle in supermodelle, a inventare il concetto di celebrity-dressing che ancora oggi regola il red carpet.
Entrare alla Gianni Versace Retrospective significa entrare in una narrazione viva. Non si osservano soltanto abiti: si respira un’epoca, si percepisce la tensione creativa di un uomo che ha ribaltato le regole del sistema moda.
La mostra è anche un’occasione di riflessione sul ruolo della moda come atto culturale: capace di incidere sullo sguardo collettivo, di creare immaginari condivisi e di far dialogare linguaggi diversi, dall’arte al cinema, dalla musica all’architettura.
Per questo l’esposizione londinese non è solo un omaggio a un grande stilista, ma una celebrazione del potere della moda di raccontare storie e di cambiare prospettive.
Chiunque ami la moda, chiunque ne abbia respirato almeno una volta il fascino e la forza iconica, non può perdersi questo appuntamento.
Gli archi di London Bridge diventano per mesi la scenografia perfetta per riscoprire la forza esplosiva di Versace, la sua capacità di intrecciare tradizione e modernità, eros e rigore, lusso e teatralità.
Un invito a lasciarsi travolgere, ancora una volta, dal genio del glamour.

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