Philippe Daverio incantato dalle donne e dalle dalle mani femminili
Il libro “Elogio delle donne (per fortuna sono diverse dagli uomini)”, uscito l’11 maggio per Rizzoli, è un inedito di Philippe Daverio (storico dell’arte, gallerista, politico e straordinario divulgatore, morto lo scorso settembre), su un tema che gli stava molto a cuore, quello del ruolo delle donne nella società, nella cultura e nella politica.
Quasi un pamphlet, un delizioso racconto per adulti sulle molteplici virtù (e qualche birichinata) delle grandi donne della storia.
“Per fortuna”, scrive, “le donne son diverse dagli uomini. Ci ho messo un po’ di tempo a capirlo. Avevo letto da bambino un testo di Montaigne, il quale dice: ‘J’aime le commerce de femmes’. Non vuol dire: ‘Mi piace commerciare le donne’. Nel francese cinquecentesco per ‘commerce’ s’intendevano tutti i rapporti personali, cioè: ‘Mi piacciono i rapporti personali con le donne’.
Della moda ne ha inserita solo una, Coco Chanel, ma di quasi tutte ha argomentato a lungo le innovazioni apportate alla società dei costumi.
Con un’evidente predilezione per Matilde di Canossa, di cui cita per intero la lettera che nel 1089 inviò a Guelfo V di Baviera chiedendolo in sposo (lui diciassettenne, gay, lei quarantatreenne, potentissima:
‘Ti darò tante città, tanti castelli, tanti nobili palazzi, oro e argento a dismisura e soprattutto tu avrai un nome famoso, se ti renderai a me caro. È lecito sia al sesso maschile sia a quello femminile aspirare a una legittima unione, e non fa differenza se sia l’uomo o la donna a toccare la prima linea dell’amore solo che raggiunga un matrimonio indissolubile’”.
Le avventure di una serie di figure emblematiche si intrecciano così a quelle delle protagoniste del Rinascimento italiano e si concludono con le vicende delle libere pensatrici della Lombardia di Sette e Ottocento. La seconda parte del libro racconta alcune donne dei primi anni del Novecento, rivoluzionarie ed eccentriche nelle idee e nei costumi: politiche, artiste, scrittrici anticonformiste; e poi delinea una serie di ritratti di personaggi femminili che hanno vissuto e respirato l’arte per il loro ruolo di muse, modelle, mecenati e collezioniste. Donne che, assieme agli artisti, sono state protagoniste meno conosciute, ma non meno importanti, della storia dell’arte.
Philippe era sinceramente incantato dal sottile “mistero” femminile – ricorda la moglie Elena. – Era affascinato dall’intelligenza delle donne di ogni epoca: dalla diplomazia di Cleopatra alla lucidità di Nilde Iotti, dalla profondità di Artemisia Gentileschi alle molteplici abilità di Mata Hari, al coraggio di Rosa Luxemburg che tentò la rivoluzione, al populismo di Elizabeth Queen Mom (alla quale si sentiva vicino circa la passione per i cavalli, per i cani, per la campagna e anche per il gin), fino alla creatività rivoluzionaria di Coco Chanel, artefice della mutazione del gusto su scala globale (…).
Quando girava per l’Italia, alla ricerca di storie per le sue trasmissioni e per i suoi libri, ammirava incantato soprattutto nelle donne la perizia delle mani: l’abilità sottile delle ricamatrici, la precisione delle operaie dell’industria meccanica e quel tocco in più nell’attenzione al dettaglio delle restauratrici sia di pittura sia di scultura.
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