paradiso delle signore

Il Paradiso delle signore di Zola, lancia il primo moderno grande magazzino

Chi l’ha detto che gli scrittori di una volta non erano moderni nel senso economico del termine? Al paradiso delle signore (Au bonheur des dames) di Émile Zola, pubblicato nel 1883, è un romanzo d’affari che è bello sia come storia di business che come romanzo.

Nella Parigi della metà del XIX secolo è collocata l’inarrestabile ascesa dell’imprenditore Octave Mouret grazie al successo commerciale del suo grande magazzino di stoffe “Il Paradiso delle Signore” (“Au Bonheur des Dames”); e la delicata vicenda della giovane Denise, umile commessa che grazie alla sua fermezza riuscirà a conquistare il datore di lavoro.

“Al Paradiso delle Signore”, epopea del capitalismo commerciale e profetica raffigurazione del consumismo, è uno dei romanzi più belli e moderni del XIX secolo per la sensualità con cui descrive il fascino conturbante delle merci, ma anche la loro dispotica, alienante disumanità. Dall’acquisto compulsivo, il primato dei grandi magazzini descritti come veri e propri templi del desiderio e del desiderabile, il fallimento delle piccole botteghe private, la forza della moda, il feticismo delle merci, tutto è di una modernità assoluta.

Octave Mouret si dimostra capace di conquistare l’animo femminile e attirare le donne della Parigi del tempo a entrare in quello che appare, a tutti gli effetti, come un vero e proprio tempio delle merci. Trasforma un piccolo negozio in un grande magazzino con la sua sola forza di volontà, sfruttando le nuove tecnologie e la crescita della classe media, e nel farlo diventa il pioniere dei prezzi fissi, degli sconti, dei cataloghi, del merchandising, dei prodotti a perdere e dei resi gratuiti (una – parole sue – “innovazione diabolica”). Nel frattempo, i vecchi negozianti del quartiere agitano i pugni e dicono cose come “Hai visto? Vende cappelli e guanti allo stesso tempo! Non ha orgoglio!”.

L’unico romanzo in circolazione con una discussione di tre pagine sulla chiusura per inventario. Una fantastica allegoria per ripensare la storia di quel tizio che vuole monopolizzare le vendite online e le consegne in tutto il mondo. La metafora di un processo economico all’epoca (e ancora) in atto: il fallimento dei piccoli artigiani, incapaci di opporsi alla concorrenza dei grandi templi del commercio.