Faustina trecce

Le trecce di Faustina. Acconciature rinascimentali a Vicenza

LE TRECCE DI FAUSTINA. Acconciature, donne e potere nel Rinascimento. Appena conclusa alle Gallerie d’Italia di Vicenza, una mostra tematica sulle pettinature dall’Antichità al Rinascimento.

Tutto comincia dalle trecce di una donna romana: Faustina, moglie dell’imperatore Antonino Pio. È questa l’origine della mostra che racconta le acconciature nell’arte, dal Rinascimento fino a Canova.

Il tema della mostra ha affrontato, per la prima volta con taglio monografico, un aspetto fondamentale dell’arte, della cultura, della società e degli studi antiquari del Rinascimento: le acconciature femminili. Attraverso una selezione di opere ad ampio raggio, dai busti imperiali a quelli rinascimentali, dai quadri alle sculture, dalle antiche monete alle medaglie moderne, dai disegni ai volumi a stampa (con una finale appendice neoclassica), si è cercato di ricostruire il mondo affascinante e complesso delle capigliature del Quattro e Cinquecento, le possibilità artistiche che hanno offerto e la loro importanza nella società e nella moda italiana.

Il titolo richiama una delle acconciature più spettacolari e famose, quella dell’imperatrice Faustina Maggiore, moglie di Antonino Pio, divenuta simbolo di concordia e amore coniugale. Il suo busto, presente nelle più celebri raccolte antiquarie rinascimentali, sia di artisti come Lorenzo Ghiberti e Andrea Mantegna, che di committenti come Lorenzo il Magnifico e Isabella d’Este, divenne un celebrato modello artistico e numerose copie e rielaborazioni diedero grande visibilità all’eccentrica capigliatura che finì per essere adottata da moltissime donne, specialmente in Veneto. 

Il percorso si snoda attraverso otto sezioni, otto sale. Dopo un prologo dedicato al tema della “chioma di Berenice”, la prima sala racconta la riscoperta del ritratto di Faustina Maggiore e della sua particolarissima acconciatura: un ritratto e un’acconciatura che interessò molti grandi artisti quattrocenteschi (Lorenzo Ghiberti, Filarete, Andrea Mantegna, Giovanni Bellini). La seconda sala ripercorre in sintesi la storia del ritratto femminile nell’arte greca e romana, mostrando la grande varietà delle acconciature scelte dalle donne antiche. La terza sala mostra la liberazione dei capelli delle donne, raggiunta nel Quattrocento anche grazie al prestigio dei modelli classici. La quarta sala propone un doveroso e inevitabile confronto con le acconciature maschili, che non meno di quelle femminili, furono il prodotto del recupero di modelli classici combinati con sensibilità più moderne. La quinta sala ripercorre l’interesse palesato da Michelangelo per la raffigurazione dei capelli femminili, esaminando in particolare i disegni con le” teste divine” e l’invenzione della Leda. La sesta sala considera le pettinature come testimonianza della nuova visibilità della donna in società e della loro capacità di esprimere codici di costume adeguati a contesti assai diversi, dalle corti ai bordelli. La settima sala sarà invece dedicata all’attenzione mostrata dal cinema per le acconciature femminili, antiche e moderne. L’ottava e ultima sala documenta come l’acconciatura di Faustina – filo rosso della mostra – abbia continuato a esercitare grande fascino anche nell’età neoclassica e, in particolare, nella ritrattistica di Antonio Canova.

Le trecce di Faustina

Lo spazio espositivo ha raccolto una selezione di ritratti di protagoniste del Rinascimento, tra cui Lucrezia Borgia, Isabella d’Este ed Eleonora da Toledo, per approfondire l’espressività delle acconciature nella ritrattistica ufficiale, evidenziando come le stesse donne le abbiano utilizzate per proporre valori culturali e modelli di comportamento. 

Allo stesso tempo, la mostra ha voluto sensibilizzare alla cultura materiale dell’epoca al fine di precisare il contributo degli artisti. Le acconciature nei quadri sono fantasie puramente immaginarie o rappresentazioni precise della moda dell’epoca? In che modo la creatività si è manifestata nell’acconciatura quotidiana attraverso l’uso di parrucche, elementi posticci e costruzioni invisibili? Si può parlare di realtà e finzione per le acconciature del Rinascimento, oppure si tratta di due aspetti legati tra loro in maniera indissolubile?

Lontane dall’essere solo preoccupazioni cosmetiche  femminili o semplici curiosità da artista, le acconciature devono essere considerate i legami di una cultura “totale”, quella rinascimentale, dove le credenze morali, sociali, religiose e fisiologiche si intrecciarono, rafforzandosi a vicenda.

L’esposizione è stata curata da Mauro Mussolin, Vincenzo Farinella e Howard Burns.

Ad accompagnare la visita, un percorso sensoriale in mostra tra due identità olfattive, create su ricette di antichi testi.

Le trecce di Faustina

BALSAMI & BOTTEGHE

Una fragranza sottile, evocativa di antichità, trasporta indietro nel tempo. In apertura il limone sprigiona accenti luminosi, accompagnati dai sentori resinosi dell’elemi e dalla brezza rinfrescante delle note canforate. Il cuore è morbido e profondo, dove l’incenso evoca una spiritualità antica, avvolta dalle sfumature avvolgenti dell’ambra e dal calore fasciante della fava tonka. Sul fondo, la resina di storace e il benzoino dipingono una melodia melliflua, mentre il muschio di quercia conferisce profondità e naturalità. La fragranza racconta segreti sepolti nell’aria del tempo, nelle botteghe dei vecchi erboristi e alchimisti, luoghi dove il profumo era un’arte segreta, un patrimonio custodito gelosamente.

ROSA STORACEA

L’influenza dell’antichità nell’epoca neoclassica: un legame intimo tra passato glorioso ed estetica rinascimentale. La fragranza si apre con sussurri di pepe nero e chiodo di garofano, un accordo vibrante che riecheggia i tempi passati. La foglia di tabacco regala una sensazione avvolgente, dando volume alla composizione. Nel cuore incontriamo la sensualità floreale della rosa di damasco, omaggio alla bellezza eterea che ha ispirato molte opere d’arte. Il garofano insieme alla cannella aggiunge un tocco di calore speziato. Nel profondo, la resina di Storace si manifesta con un’eleganza scura, tessendo un senso di profondità, mentre gli accordi sensuali dell’ambra grigia e dell’accordo ambrato completano questa sinfonia olfattiva, conferendo una sensazione di fascino misterioso e avvolgente.

Ph. Giovanni Bellini (Venezia, 1430 circa-1516), Sacra Conversazione Renier (Madonna con il Bambino tra le sante Caterina d’Alessandria [?] e Maddalena), (particolare)1488 circa, Venezia, Gallerie dell’Accademia ©G.A.VE – Archivio fotografico – “su concessione del Ministero della Cultura”