logomania gucci

Ci metto la firma. Logomania per fashion victim di ogni età

Logomania: la firma, il logo e il marchio sono tornati di grande moda, come negli anni Novanta.

Addio ai capi basici, il guardaroba è tutto firmato!

A caratteri cubitali, i simboli griffati sono più che mai di tendenza

oppure piccoli e tanti fino a diventare una stampa: sono i loghi, ovvero quei simboli che rendono un marchio riconoscibile.

L’importante è che siano ben visibili su felpe, abiti, scarpe e borse. Furono già tendenza negli anni Ottanta, per poi essere rinnegati da un lungo periodo di minimalismo. La nuova tendenza è proprio avere capi firmati e ricoperti dal nome del brand. Ad oggi non se ne può più fare a meno. Quindi diciamo addio ai capi basici: t-shirt bianca, chiodo in pelle nero, jeans e sneakers classica, il tutto rimarrà di moda, ma completamente invaso dal logo. Poiché nella moda (e non solo) tutto torna, eccoli di nuovo status symbol. Merito dei social: basta postare una foto con un capo super logato per far aumentare visualizzazioni e like.

Se all’ inizio era solitamente associato al mondo dello street wear, ora la logo mania ha fatto il suo ingresso anche nelle case di moda di lusso.

Pensiamo soprattutto in primis a Gucci che ne ha fatto il suo marchio di fabbrica negli ultimi anni con il designer Alessandro Michele, per poi vedere Fendi,Versace, Louis Vuitton, Dior, Moschino, Dolce & Gabbana e persino Alberta Ferretti. Brand dai quali sotto sotto non ce lo saremmo aspettati.

Lo sanno bene web star come le sorelle Kardashian/Jenner o le Hadid, protagoniste di questa civiltà dell’apparire. Ormai i loghi fanno così parte del nostro quotidiano che nessuno può farne a meno. Dai bambini, per i quali sono stati sviluppati app di giochi come Logo Quiz Game, alle signore âgée di Sciuraglam (185mila follower su Instagram) immortalate avvolte da foulard e borse al braccio, ovviamente super griffate.

D’altronde, se anche è vero che spesso less is more, è altrettanto vero che, come diceva Frank Lloid Wright, «Less is more when more is no good».