influencer

Settimana della moda e influencer: quali regole?

Settimana della moda. Continua la campagna di sensibilizzazione verso la trasparenza nella comunicazione di collaborazioni con brand da parte degli influencer. Decine di talent agency (le principali in Italia) e oltre 50 influencer tra i più seguiti hanno dato visibilità all’iniziativa organizzata da  IAP – Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria.

“Se da una parte questa campagna è stata un successo, dall’altra abbiamo assistito alla peggiore Settimana della Moda di sempre dal punto di vista della trasparenza. Inutili i richiami di IAP alle regole, seguiti da pochissimi. Tantissimi, troppi, influencer hanno sfoggiato total look e accessori regalati per poi pubblicare contenuti dalle sfilate utilizzando gli hashtag del brand. La legge è chiara: questa è pubblicità, anche se il creator invitato non percepisce un compenso, ma riceve una borsa o un abito griffato” Così commenta Karim De Martino, senior vice president di  International Business Development, sul suo profilo Linkedin.

“Da operatore del settore sono indignato da tanta superficialità da parte degli influencer (che ancora dichiarano di non sapere di dover fare un disclosure in questi casi), ma soprattutto da parte dei brand e delle agenzie di PR che a volte (non dico chi, ma abbiamo prove) chiedono espressamente di non utilizzare #ad per non creare imbarazzi tra chi è invitato senza un gettone e chi invece percepisce un compenso.”

“Le regole non sono fatte per limitare la libertà di espressione, sono fatte per tutelare il consumatore e dare credibilità al nostro lavoro. Cari colleghi, seguite le regole; sappiamo tutti che se fate i furbetti probabilmente non vi succederà niente, ma alla fine dovrete pur fare i conti con le vostre coscienze e con il Karma”. Conclude De Martino.

A livello giuridico non esiste una definizione di “influencer”, tuttavia, in ambito nazionale, l’Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria ha identificato queste figure come “soggetti che hanno la capacità di influenzare i consumatori nella scelta di un prodotto o nel giudizio su un brand. Si tratta di soggetti che hanno acquisito particolare prestigio e autorevolezza per l’esperienza e la conoscenza maturata in un certo ambito o settore, come ad esempio noti blogger che hanno online un largo seguito di pubblico”.

Oltre al Codice del Consumo in materia pubblicitaria un ruolo fondamentale viene rivestito dall’Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria (ossia, lo IAP https://www.iap.it/ ), che nel giugno 2016 ha emanato la c.d. Digital Chart, una sorta di codice di comportamento in relazione alle nuove forme di comunicazione commerciale nel mondo digitale che fornisce utili indicazioni per il rispetto della normativa pubblicitaria attraverso le nuove forme di comunicazione commerciale, ed in particolare sui social network, offrendo agli operatori strumenti concreti per rendere riconoscibile e trasparente la comunicazione commerciale online (https://www.iap.it/digital-chart-pubblicita-sui-social/ ).