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Da Elton John a Gucci passando per Trump. La moda Camp sbarca a New York

È prevista per il 9 maggio l’inaugurazione dell’annuale mostra di moda organizzata dal Costume Institute del Metropolitan Museum of Art di New York, quest’anno dedicata all’estetica più eccessiva, esagerata e (volutamente) artificiale.

Camp: Notes on Fashion sarà in mostra fino all’8 settembre 2019 (preceduto il 6 dal Costume Institute Benefit, o Met Ball, che da tradizione si tiene il primo lunedì di maggio) al Met Fifth Avenue.

“Camp: Notes on Fashion” parte dal celebre saggio di Susan Sontag, che nel 1964 codificò il fenomeno, per abbracciare secoli di storia, design e stile, e dimostrare quanto quel modo di pensare e di vestirsi abbia influenzato la storia e il costume.

Nel 1964 Susan Sontag codifica il fenomeno CAMP: la passione per l’eccesso serve a rileggere il passato e a esprimere se stessi. Ma oggi? Una mostra sostenuta da un Main sponsor come Gucci ne ridefinisce i confini, dalla moda alla politica, con Trump come massima icona. Camp significa tutto insieme “ironia, umorismo, parodia, pastiche, artificio, teatralità, eccesso, stravaganza, nostalgia ed esagerazione“.

David Bowie nei panni di Ziggy Stardust e l’arte barocca sono camp. Lo sono Mozart, i romanzi gotici e Raffaella Carrà; Elton John (di cui con un gran tempismo il 29 maggio esce il biopic Rocketman), Cleopatra, la Factory di Andy Warhol, gli influencer e ovviamente le drag queen. Elisabetta I con il volto bianco gesso e gli abiti-scultura, Versailles e il cerimoniale cattolico sono camp, come pure l’estetica gender-fluid di Gucci, le creazioni inverosimili di Thierry Mugler e lo humour di Moschino. Donald Trump è camp. Lo è da quando è diventato un’icona pop grazie ai capelli cotonati, la penthouse tamarra sulla Trump Tower e il reality show, e lo è ancora di più da presidente eletto grazie a una campagna incentrata sull’eccesso senza scrupoli.

Il camp è parte della cultura contemporanea, che lo si conosca o meno, e la sua ironica e festosa esaltazione del “troppo” la si ritrova in molti aspetti della società. È stato perciò fondamentale, ma qual è il suo ruolo oggi? È a questo interrogativo che pare voler rispondere l’annuale mostra di moda organizzata a New York dal Costume Institute del Met Museum; s’intitola “Camp: Notes on Fashion”, e sul peso dell’evento non si discute: quella dello scorso anno sull’estetica cattolica ha avuto un milione e 659 mila visitatori (per inciso, il selfie che il maestro del coro vaticano s’è fatto al gala con Rihanna vestita da Papa è un ottimo esempio di camp. Quest’anno il gala si svolgerà il 6 maggio.

Il messaggio dunque è che pochi momenti chiamano all’azione come quelli che stiamo vivendo: così Trump — con tutto il suo immaginario — da soggetto camp diventa bersaglio. Anche perché non si deve dimenticare che qui tutto parte dalla contestazione del potere. www.metmuseum.org