sensibilità

Federica: la sensibilità è un bagaglio pesante. Ascoltare e parlare poco

La sensibilità è un bagaglio pesante. Essere sensibili vuol dire vivere a nervi scoperti, sentire di più, star male di più, amare di più e vivere di più, nel bene e nel male.

La prima volta che mi resi conto di essere particolarmente sensibile fu quando, guardando Remì, mi trovai ad assistere alla morte di Joli Coeur, la scimmietta del piccolo orfano.

Avevo 6 anni, forse 7 e, a ripensarci, piango ancora.

Negli anni, ho continuato a commuovermi e a piangere, guardando telenovelas, film d’amore, tramonti.

Ricordo che, quando uscì “Hanno ucciso l’uomo ragno”, mentre le amiche canticchiavano il ritornello, io cercavo un significato filosofico e profondo nelle righe di quella canzone.

Ho imparato da sola, senza che l’insegnante ce l’assegnasse, le strofe di “oh, Valentino” di Pascoli e ho pianto pensando ai piedini provati dal rovo del bambino raccontato dal poeta.

Mi sono commossa leggendo Catullo che chiedeva mille baci e mi sono disperata quando De André ha raccontato quei larghi occhi chiari che non piangono mai.

La sensibilità non è un dono.

Essere sensibili, spesso, vuol dire mostrare il fianco, non riconoscere il male, essere preda di chi non aspetta altro che incontrare qualcuno che guardi con occhi tondi (o tonti, forse) e incantati il mondo esterno.

Le persone sensibili sono quelle che si prenderebbero anche la responsabilità della morte di Kennedy, pur di non far ricadere le colpe sugli altri, sono quelle che troverebbero del buono anche in Pacciani, sono quelle che, nonostante le botte ricevute, restano lì, indifese, incapaci di schivare i colpi.

Le persone sensibili potrebbero essere azionisti di maggioranza dei produttori di gastroprotettori e ansiolitici, potrebbero sponsorizzare fazzoletti per asciugare gli occhi e tisane per dormire.

Le persone sensibili, beh, non sempre hanno un bel vivere.

Quel “sentire troppo” un po’ leopardiano, a volte, offusca la realtà, rendendola più limpida di come sia e fa lo stesso con le persone.

Ti fa sentire parte di ogni causa, spesso e volentieri delle cause perse, ti fa avviluppare ogni parte di mondo dove ci sia bisogno, ti fa sentire necessario essere presente, che si tratti di un amico che ha bisogno o della vecchina che attraversa la strada.

Le persone sensibili sono quelle a cui si confidano grandi segreti: sanno ascoltare, anche se parlano poco.

Hanno paura della solitudine ma, in fondo, la cercano, perché nel loro piccolo rifugio, curano bene quel mal di gente che è spesso in agguato.

Dicevamo che la sensibilità è un bagaglio pesante.

Diversamente, però, forse, non saprebbero e non vorrebbero vivere, perché, al netto degli schiaffi della vita, amano pensare che tutto quel “di più” che hanno sentito abbia un valore, un colore, un sapore che gli altri non conosceranno mai.

E non importa se piangeranno anche a 90 anni, assistendo alla morte di Jolie Coeur, perché in mezzo a tutto quel vivere, ci saranno stati, comunque, orizzonti bellissimi.