La minigonna: storia di una rivoluzione che non può entrare a scuola
Correva l’anno 1963, soffiava vento di libertà, esplodeva la cultura pop, arrivavano i Beatles, la pop art, nasceva la macchina mini, e la stilista britannica Mary Quant interpretò quel periodo di ribellione dettando un nuovo modo di vestire le nuove generazioni:
la minigonna vera espressione dello spirito del tempo.
Espose nella vetrina della Boutique Bazaar di Londra la prima versione della tanto amata e discussa minigonna. Dieci cm sopra il ginocchio che hanno sfidato il mondo, proclamandola immortale icona della moda.
Nel 1968 Jackie Kennedy indossò un abito di Valentino sopra il ginocchio per il matrimonio con Onassis.
Oggi è ancora pregiudizio, crea ancora scandalo. Qualche settimana fa un guardiano del Museo d’Orsay ha vietato l’ingresso ad una ragazza perchè vestita con una scollatura troppo osè.
Queste le sue parole in un post su Twitter :“Io non sono solo i miei seni, non sono solo il mio corpo.
Mi domando se gli agenti che volevano proibirmi di entrare sanno a che punto hanno obbedito a dinamiche sessiste.
Non può essere il giudizio arbitrario su che cosa è decente e cosa non lo è a determinare l’accesso o meno alla cultura”, ha concluso amareggiata.
Un’altra notizia che non è passata inosservata è la decisione di una preside pugliese che impone la divisa a scuola.
L’assessore alla Pubblica Istruzione Sergio Tatarano, dopo aver ricevuto le lamentele dei genitori, contrari alla divisa, ha invitato la preside a cambiare idea in virtù di un progetto già in corso dell’amministrazione comunale contro gli stereotipi di genere.
Ma la preside D’Amelia non fa nessun passo indietro dichiarando:
“L’uguaglianza formale e sostanziale tra le bambine e i bambini, scrive la dirigente nella sua lettera di risposta, lascerà apprendere, anche attraverso la gonna indossata a scuola, che il corpo femminile richiede profondo rispetto ed ossequio della sua dignità e personalità”.
Perchè sempre l’attenzione su cosa indossano le donne? Perchè solo noi?Anche a Parigi è guerra a scuola, dove impongono alle studentesse un abbigliamento morigerato. Basta scollature osè, trucco provocante, magliette corte.
Apriti cielo, si è scatenato il delirio sui social. Una protesta montata attraverso Tik Tok e Instagram e che in poche ora ha raggiunto migliaia di persone.
L’imposizione di un abbigliamento corretto imposto da gran parte dei regolamenti degli istituti scolastici è giudicato, infatti, sessista da studentesse e studenti.
Così, in men che non si dica, sui social, da Tik Tok a Instagram passando per Twitter, sono spuntati, uno dopo l’altro, hashtag come #lunedì14settembre e #liberazione del 14 per invitare le ragazze a presentarsi in classe vestite a loro piacimento.
Il ministro dell’Educazione, Jean-Michel Blanquer,ha invocato «una posizione di equilibrio e buon senso: basta vestirsi normalmente , ha tagliato corto , e tutto andrà bene».
Quello che desta stupore, però, è il fatto che sopratutto la famosa minigonna riesce ad imporre nuovi interrogativi sui limiti della libertà individuale, su cosa significhi il senso del pudore, il decoro.
Negare di poterla indossare liberamente significa favorire pregiudizi, stereotipi culturali che legano la donna a suggeritrice di chissà quali lascivie.
La scuola insieme alle famiglie devono insegnare a superare i limiti concettuali e ad educare i ragazzi a rispettare la donna.
La serietà non si può misurare dai cm di una gonna.
Se è al ginocchio è appropriata, se è troppo corta è da poco di buono?
La famosa frase popolare :”se indossi una minigonna non lamentarti se ti accade qualcosa di brutto”.
Pregiudizi che limitano la libertà delle donne.
Noi pensiamo di aver raggiunto tutti gli obiettivi femministi ma non è così, non è l’abbigliamento a scatenare violenza, chiunque uomo o donna deve sentirsi libero di vestire come meglio crede, senza dover fare i conti con la paura di essere giudicati.
Così facendo si torna indietro di 20 anni, è una limitazione assurda. La mini non ha mai avuto vita facile.Quello che tutti considerano un elemento clou di questa gonna, l’essere sexy, in origine non era il suo plus, anzi rappresentava un abbigliamento comodo e spensierato in contrasto con tailleur donna adulta.
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