L’altra sera ho sentito alla radio che le donne passano in media un anno della loro vita a cercare vestiti nell’armadio.

È ovvio.

Notoriamente le donne non hanno nulla da mettere e quindi è logico che passino così tanto tempo alla ricerca di qualcosa da indossare.

Avete mai visto una donna che, al primo colpo, riesca ad abbinare il golfino con la gonna, i jeans con la giacca di pelle, le scarpe con la borsa?

No, perché le donne non hanno nulla da indossare.

E non importa se quella stessa donna che indugia davanti al cassetto abbia passato il week end a usare senza parsimonia la carta di credito in un outlet, non importa se il suo dito abbia casualmente selezionato su un sito on line un intero stock di pantaloni diversi solo nel colore “perché questo modello è perfetto e giuro che indosserò solo questi pantaloni per il resto dei miei giorni”, non importa se, sfogliando le pagine di una rivista abbia pensato di avere un buon 30% di quegli abiti.

Non importa.

Una donna non avrà comunque nulla da indossare.

Nulla conta se le scarpe sono stipate in quattro diverse scarpiere, se interi ripiani dell’armadio sono invasi da borse di ogni materiale e colore. Non fa nulla se nei cassetti ci sono già quattro maglie del colore che andrà di moda quest’anno.

No, non importa, perché una donna, in definitiva, non ha nulla da indossare.

Il fatto di indugiare per le corsie di un negozio, palpando i tessuti dei minoscoli cappottini da indossare al primo freddo, la scelta di passare ore rovistando nei mercatini, per scovare qualcosa di meravigliosamente vintage e altrettanto meravigliosamente attuale, il bisogno di tirar tardi scegliendo un top e delle sneakers su un sito on line sono il sintomo di un disagio: il disagio rappresentato dal fatto di non avere nulla da mettere.

E non cercate di convincere una donna del contrario. Non si tratta di un fatto opinabile, le grucce con tre paia di pantaloni appesi non costituiscono una valida prova del fatto che con il guardaroba di una donna, di quella donna che si dispera perché sa di non aver nulla da mettere, si possano vestire almeno quattro generazioni, le scarpe che invadono anche le stanze dei figli non servono a suffragare l’ipotesi che non serva comprare quel paio di stivali uguale a quello dello scorso anno ma con quel qualcosa in più.

No, perché, come detto, una donna non avrà nulla da indossare, né domani, né mai.

È un dato oggettivo, che non va dimostrato e che non ammette prova contraria.

E poi, come non gioire vedendo una donna che guarda una gonna a pieghe con la stessa tenerezza con cui guarda i figli, come non provare affetto per una donna che accarezza un foulard come se fosse un cucciolo di Jack Russell, come non intenerirsi di fronte al desiderio palpabile di avere quelle scarpe che andranno in saldo il giorno del black Friday, ma che meritano di essere calzate proprio domani, in un giorno perfettamente normale, ma che potrà diventare davvero speciale con un nuovo look.

E tutto questo perché una donna non ha nulla da indossare e questo concetto permeato di struggente tristezza dovrebbe davvero far riflettere. Dovrebbe far riflettere gli uomini seduti e sudati fuori dai camerini, quelli che cercano di sviare l’attenzione della donna, indirizzandola, magari, verso l’acquisto dell’ultimo modello di Dyson pur di non accompagnare l’indignata donzella ad acquistare quelle calze color prugna che faranno pendant con l’ultimo rossetto acquistato.

Questi sono temi che meriterebbero interi trattati, perché raccontano storie drammatiche che hanno un solo comune denominatore: le donne non hanno nulla da indossare.

E ora vi lascio, vado ad aprire l’armadio alla ricerca di qualcosa da indossare domani: pare che pioverà tutto il giorno e io, quando piove, non ho proprio nulla da mettere.