marchio Dr. Martens

Il vintage delle Dr. Martens, le scarpe che stanno “con tutto”

Per chi ama il vintage, ma anche per chi predilige uno stile di controtendenza, non può non indossare questo anfibio senza tempo. Le Dr. Martens sono tornate, amiche. Sono facili e comodi da indossare e vanno bene sia con un jeans che con una gonna; sono l’anfibio più famoso al mondo, insomma un vero e proprio passepartout.

Per un outfit contemporaneo indossali con un vestito nero, per uno stile bon ton con una gonna a ruota e il calzino in vista.

Possono diventare eleganti con un abito nero aderente o un minidress a fantasia per un tocco di romanticismo.

Le scarpe del brand inglese sono indubbiamente molto pratici, indistruttibili  e ottimi per affrontare pioggia, neve e ghiaccio.

Dagli anni ’90 in poi è stato un successo planetario.

Nate nel 1947 sono diventate simbolo di intere generazioni.

Si adattano perfettamente a qualsiasi look aggiungendo un twist punk allo stile di chi l’indossa.

Ad aprile 2020 il brand ha festeggiato i 60 anni di attività.

Alzi la mano chi non ne ha un paio nel nostro guardaroba?  Come ogni anno da fine ottobre, la stagione delle piogge, le indossiamo con estrema disinvoltura.

Il  mio look preferito è quello con un jeans e blazer dal taglio maschile, ma anche con un cappotto check, o un maxi coat color cammello o pelliccia corta, shorts di pelle e  collant velati nero le Dr. Martens sono in grado di sdrammatizzare il nostro look.

Questi anfibi hanno bisogno di capi che mantengano lo stile rock quindi pelle, tulle e capi over.

La domanda le metto per andare in ufficio?

Certo che si. Con un tailleur e un maglioncino a collo alto avremo un look ultra contemporaneo e casual.

Dr Martens: le scarpe che stanno “con tutto”.

Dr. Martens inaugura a Roma il suo primo negozio proprio a dicembre. Giorgio Trevisa, manager di Dr.Martens Airway Italia, ha commentato:” questo è un periodo importante per Dr.Martens che prosegue nella strategia di un’offerta più vicina ai consumatori, volta a creare connessioni più profonde e significative”.

di Virginia D’Amico