Imitazioni low cost

Imitazioni low cost che conquistano tutti

Da Lululemon alle Birkenstock, le imitazioni low cost seducono i clienti in occasione delle feste.

Lauren Maginness, una giovane newyorkese di 31 anni appassionata di Lululemon, ha ampliato la sua collezione di abbigliamento sportivo integrando pezzi di marche meno costose, noti come “dupes” o imitazioni, che trova su Amazon.com. I suoi preferiti sono i pantaloni da yoga a vita alta di CRZ Yoga, al costo di 32 dollari, simili agli iconici leggings “Align” di Lululemon venduti a 98 dollari. La popolarità di queste imitazioni è alimentata da TikTok, dove un’influencer ex dipendente di Lululemon ha promosso i prodotti di CRZ Yoga.

Con l’avvicinarsi delle vacanze, brand come Lululemon, Abercrombie & Fitch, Birkenstock e persino il profumo “Tom Ford” di Estée Lauder competono per attirare acquirenti come Lauren Maginness, sempre più interessati ai “dupes” popolari su TikTok. CRZ Yoga, un’azienda con sede a Hong Kong, sta ottenendo notevoli profitti, vendendo una media di 88.633 paia di leggings al mese, con un fatturato mensile di circa 2,84 milioni di dollari.

imitazioni low cost

La domanda di queste imitazioni low cost, combinata con una minore capacità di spesa dovuta all’inflazione, sta influenzando negativamente le vendite di prodotti di tendenza e di grandi marche.

I “dupes” sono diventati di consumo comune, specialmente tra i consumatori più giovani, che vedono in essi un modo per gestire il budget. Le ricerche di hashtag per “dupes” di marchi famosi su TikTok, come Skims e Ugg Deckers, sono diventate virali, mentre gli influencer promuovono regolarmente prodotti alternativi da rivenditori low-cost come Walmart, Target e Dossier, un dettagliante online di profumi.

Passionate Penny Pincher, un blog di sconti, ha consigliato le “pantofole Ugg” in pelle di pecora “Dearfoam” a 29,99 dollari come il regalo di Natale perfetto, confrontandole con il prezzo di 115 dollari proposto da Nordstrom. L’ampia disponibilità di “dupes” da vari venditori rende difficile quantificare il loro impatto sul mercato durante le festività natalizie.

I settori più a rischio siano profumi, cosmetici, abbigliamento e scarpe di fascia media, soprattutto nelle versioni di base più facili da replicare.

Nonostante il successo continuo di Lululemon, che ha registrato un aumento del 18% nei ricavi nel secondo trimestre, l’azienda ha risposto al fenomeno delle imitazioni low cost con l’iniziativa “dupe swap”. Questo evento, tenutosi a Los Angeles a maggio, permetteva agli acquirenti di scambiare le imitazioni con i leggings originali “Align”. Il CEO Calvin McDonald ha dichiarato a investitori che circa la metà dei partecipanti aveva meno di 30 anni e non conosceva Lululemon.

Le imitazioni low cost: Dall’origine del fast fashion all’era dell’e-commerce

L’attuale tendenza per i “dupes” trova le sue radici nei primi giorni del fast fashion. Zara, di proprietà di Inditex e con il suo primo negozio aperto nel 1975, ha costruito la sua reputazione replicando modelli di lusso. I cicli di produzione più brevi hanno consentito una varietà più ampia di stili di raggiungere rapidamente il mercato, generando un’abitudine agli acquisti più frequenti, come affermato dal professore Ian Taplin dell’Università americana di Wake Forest.

Le piattaforme di vendita online come Amazon, eBay, Shopify ed Etsy hanno accelerato la diffusione di prodotti contraffatti, semplificando la comparazione dei prezzi di articoli simili. Tecnologie come l’app Google Lens consentono agli acquirenti di scattare foto di articoli desiderati e trovare prodotti simili in vendita. Il colosso cinese dell’e-commerce Alibaba facilita la ricerca e l’ingaggio di produttori per i potenziali creatori di “dupes”. Alcuni di essi utilizzano gli stessi materiali dei grandi marchi, mentre altri optano per materiali meno costosi per massimizzare i profitti.

I venditori di “dupes” online, come quelli su Amazon, spesso evitano i costi generali associati ai negozi fisici, consentendo loro di offrire prodotti a prezzi inferiori. Anche se potrebbero non essere identici, risultano notevolmente più economici.

Amazon afferma di vietare ai venditori l’uso delle parole “dupe”, “falso” o “falso” associate a un marchio nella descrizione dei loro prodotti.

Nonostante le regole, alcuni prodotti su Amazon sembrano violare queste direttive, come un paio di zoccoli presentati come “dupe” di Birkenstock, offerti a un prezzo notevolmente inferiore all’originale.

In conclusione, le imitazioni low cost, influenzate dall’ascesa del fast fashion e dall’e-commerce, stanno diventando sempre più diffuse, nonostante i tentativi delle aziende di contrastarle. L’accessibilità e i prezzi più bassi dei “dupes” continuano a sedurre i consumatori, alimentando un fenomeno che sfida la tradizione dei marchi originali.