Il rammendo, una pratica green che fa moda
La pratica green del rammendo sta diventando sempre più popolare come soluzione sostenibile per riparare i vestiti anziché buttarli via.
L'industria della moda sta sempre più scommettendo sulla riparazione dei capi per estendere il loro ciclo di vita, nell'ambito della tanto agognata transizione sostenibile.
Un esempio recente arriva da Patagonia, nota azienda californiana con una forte vocazione green, che ha deciso di potenziare il suo percorso sul fronte delle riparazioni, anche online.
Da un lato, il marchio ha lanciato un nuovo portale digitale che permetterà ai clienti di richiedere autonomamente una riparazione in qualsiasi momento, seguendo passo dopo passo il processo.
Dall'altro, ha ampliato la sua rete di esperti portando in più negozi europei (compreso quello milanese) un maggior numero di strumenti e servizi.
L'obiettivo è quello di quadruplicare le riparazioni, arrivando fino a 100mila all'anno nel prossimo quinquennio.
"L'importanza del riparare è evidente," spiega l'azienda. Mantenere un prodotto in uso per nove mesi in più consente di ridurre del 20-30% l'impronta di carbonio, rifiuti e acqua rispetto all'acquisto di un capo nuovo. Il progetto rappresenta per Patagonia la naturale prosecuzione delle iniziative portate avanti in questi anni, come il programma 'Worn Wear' e il messaggio 'Don't buy this jacket', comparso nel 2011 sul New York Times durante il Black Friday, con cui si cercava di sensibilizzare i consumatori sugli effetti dello shopping eccessivo.
La repair station di Patagonia è una delle tante iniziative facenti parte del programma Worn Wear, nato nel 2013 per incoraggiare i consumatori a prendersi cura dei propri capi di abbigliamento prima ancora di pensare a sostituirli.
La moda sta prendendo misure anche a livello nazionale, come dimostra la recente notizia dalla Francia, che ha introdotto un 'bonus rammendo' per incentivare i consumatori a riparare i loro abiti invece di buttarli via.
La ministra dell'Ecologia francese Bérangère Couillard ha annunciato che a partire da ottobre sarà possibile richiedere un bonus di 6-25 euro per fare riparare un proprio indumento presso sartorie o calzolerie aderenti al programma.
Questo tentativo cerca di porre un freno alla tendenza di buttare via circa 700mila tonnellate di vestiti in Francia ogni anno, due delle quali finiscono in discarica.
Anche l'Unione Europea sta cercando di mettere sotto stretta regolamentazione l'industria della moda. Nel luglio scorso, è stato approvato a Bruxelles il regolamento Espr, che mira alla progettazione ecocompatibile di prodotti sostenibili.
Tra le misure previste, vi è il divieto di distruggere l'invenduto, l'uso di etichette 'anti-greenwashing' e la Responsabilità Estesa del Produttore, che obbliga le aziende a occuparsi dell'intero ciclo di vita dei loro prodotti.
L'Italia, con l'anticipazione dell'obbligo di raccolta differenziata del tessile al 2025, è già avanti su questo fronte, ma ci sono ancora molte sfide da affrontare per raggiungere una gestione responsabile dei prodotti derivanti dall'industria della moda.
Sotto l'impulso delle pressioni dell'Unione Europea, sono stati creati diversi consorzi negli ultimi anni, come Re.Crea e Retex Green, per affrontare la questione dello smaltimento responsabile dei prodotti della moda.
È evidente l'urgenza di adottare pratiche sostenibili e di promuovere la riparazione dei capi, considerando che nell'Unione Europea vengono buttati 5 milioni di abiti in tonnellate, pari a 12 kg a persona, e solo l'1% dei materiali impiegati viene poi riciclato per creare nuovi indumenti.
La pratica green del rammendo è diventata sempre più popolare negli ultimi anni come soluzione sostenibile per riparare i vestiti anziché buttarli via.
Esempi di come la moda sta investendo nella pratica green del rammendo:
La pratica del rammendo offre numerosi vantaggi:
Oggetti di uso quotidiano che possono essere riparati con il rammendo:
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